venerdì 27 luglio 2007

Che direbbe Elliott?

Il Midex sembra avere una struttura da decifrare piu` semplice del S&P/MIB. Perché non usarla a scopo previsionale?

Il primo ragionamento da affrontare e’ il seguente: in un periodo toro (orso) indici appartenenti allo stesso mercato e con caratteristiche simili possono comportarsi in modo opposto? Viene da rispondere NO. Se poi ci chiediamo: un indice può segnalare in anticipo un’eventuale inversione della tendenza, rispetto a un altro indice dello stesso mercato con caratteristiche simili? Qui viene da rispondere SI`.
Nel primo caso e’ ovvio che qualora non si tratti di indici settoriali tutti si copieranno. Nel secondo caso pure, ma con un’eccezione: se dovessimo smobilitare pesanti posizioni, da dove inizieremmo, da titoli a grossa capitalizzazione, o a media o a piccola? E’ ovvio che daremmo la precedenza a quelli meno liquidi avendo questi una volatilità superiore.
Il Midex e’ dotato di una volatilità superiore rispetto allo S&P/MIB, in quanto già da tempo ha marcato il record storico. Questo fatto fa si che i titoli del suo segmento abbiano guadagnato molto di piu`, e quindi perché non liberarsi prima di questi? Ma qui siamo nel campo delle ipotesi, vediamo di arrivare al concreto.
Nel grafico riprodotto la sequenza finale (a) (b) (c) ha rotto il supporto rappresentato dal minimo di onda (4), e sta per testare il bordo inferiore della canalizzazione dei prezzi, a circa 41.000 pt. Nell’ S&P/MIB invece le quotazioni sono al di sopra di onda (4), tema discusso proprio ieri sull’indice maggiore.
La grafica illustra molto bene come la tendenza di fondo sia nettamente rialzista, anche se questi giorni in molti la mettono in discussione. In realtà correzioni piu` significative di altre avvengono spesso nel mercato, a ricordarci che un ciclo e’ finito e dovrà iniziarne un altro. Il ribasso di questi giorni annuncia un imminente rimbalzo che sarà anche abbastanza violento, a causa delle ricoperture, ma sarà lì che il mercato verrà chiamato a mostrare le sue carte, ovvero a chiarirci se le sotto-onde verdi sono tali, oppure se rappresentano solo l’inizio di un’onda di grado maggiore (A), ancora da scrivere. In questo caso prenderebbe forma l’ipotesi segnata in rosso con A-B-C, in cui si configura uno scenario assai negativo, in quanto se il punto marcato con C fosse vero, seguirebbe una discesa dai 36.500 ai 30.000 pt.
Se invece i prezzi riprenderanno la strada del rialzo, e quindi la tendenza principale, i punti A-B diventeranno I-II, e C diverrà il punto III.
Le ipotesi citate hanno le stesse probabilità a manifestarsi, ma una cosa e’ certa: non dobbiamo assolutamente metterci a fare previsioni ora; il momento della verifica e’ vicino e saranno soprattutto i volumi ad indicarci le reali intenzioni del mercato.


25 luglio 2007




L’ S&P/MIB sfonda il bordo inferiore del canale discendente e la trendline rialzista. Siamo al capolinea?



Andiamo per ordine. In un mercato i prezzi si formano in maniera caotica: se uno compra può farlo perché un altro vende. Il caos come ben sappiamo non e’ governabile, tuttavia gli uomini hanno sempre provato a trovare una soluzione a questi problemi. Nel mercato una delle soluzioni per trarre profitto dal caos delle contrattazioni consiste nell’applicare analisi statisticamente valide nel tentativo di gestire il movimento dei prezzi. Trovare una geometria o una legge da applicare al caos, quindi un aspetto fondamentale sta nel capire cosa sta succedendo, ovvero in che direzione stanno andando i prezzi durante la loro interminabile oscillazione.
Uno dei sistemi e’ quello che prevede il conteggio dei cicli: una volta stabilite le regole e la strategia da attuare, quando si pensa che un nuovo ciclo o una fase legata ad esso stia per iniziare, si passa all’operatività.
Nel grafico riprodotto e’ evidenziato un periodo di circa quattordici mesi, durante i quali le quotazioni nel loro incessante movimento hanno dato vita a dei modelli riconoscibili e classificabili come onde impulsive, delle quali stiamo osservando il completamento, o ciò che sembra tale. Il loro ciclo sembrerebbe avviarsi al termine, per lasciare il posto ad uno nuovo, che pur se simile nella struttura sarà poi diverso nella forma e nella sostanza.
In un impulso l’onda (5) raffigura il vertice dell’oscillazione, e il ciclo sarà completato con i prezzi che correggeranno gli eccessi prodottisi durante la fase speculativa: solo allora potrà ricominciare una nuova fase.
Nell’esempio in figura il top del ciclo e’ stato marcato sia col punto (5), sia col punto (1) in verde. E questo perché fino a che una fase non sia definitivamente conclusa, resta valida l’ipotesi che ci suggerisce che forse potremmo anche aver sbagliato qualcosa, o cominciato un conteggio, o localizzato un’onda nel posto sbagliato. Il punto (2) infatti e’ ancora lontano dal supporto passante per onda (4), e se i prezzi riprendessero la marcia rialzista prima ancora di aver bucato il supporto, quella immaginata come onda (5) conclusa, si rivelerebbe invece come sotto-onda (1). Per questo motivo conviene sempre marcare le onde che man mano si presentano, come se fossero ancora parte del movimento principale, cosi` non sarà possibile trovarsi ad operare in controtendenza.
Quello che appare evidente e certo e’ che ci troviamo in una fase correttiva di breve periodo, come mostrato dai punti a-b-c, che stanno correndo contro al trend principale; la trendline che lega il ciclo mostrato in figura e’ stata tagliata dai prezzi al ribasso, e questo non e’ un bel segnale, tuttavia la MM a 1 anno che e’ sempre un ottimo indicatore potrebbe frenare la discesa, se non proprio arrestarla.
Il rimbalzo, ormai imminente, che non riportasse i prezzi oltre i 42.500 pt. verrebbe preso come un normale pullback, cui seguirebbe una nuova discesa a chiudere i due gap ancora aperti, ma soprattutto al test del decisivo supporto a 38.740.
L’ RSI in basso nel grafico conferma appieno la negatività del momento, bloccato al pari dei prezzi dalla propria trendline e dalla resistenza rappresentata dalla linea dei 50 pt.

A







18 luglio 2007




IGD (Immobiliare Grande Distribuzione)
A





Il gruppo IGD e’ stato collocato in borsa nel marzo 2005, ed e’ stato ben accolto dal mercato passando dai €1,66 iniziali ai 4,48 dello scorso aprile. Durante la sua ascesa IGD e’ stato supportato dalla MM a 1 anno, rotta per la prima volta il 13 giugno scorso.
La numerazione delle onde e’ stata opportunamente adeguata per una piu` semplice lettura, tuttavia il significato non si discosta da quello ortodosso. Allo stato attuale la discesa dell’ultimo periodo e’ stata classificata come movimento primario (lettere rosse), anche se il periodo di tempo trascorso mi sembra poco adeguato (troppo corto). Comunque l’ultima reazione potrebbe già da ora essere l’inizio di una nuova salita, come rilevato dai punti (1) e (2). L’ RSI in basso pare accordarsi con questa ipotesi rimbalzando dall’area d’ iper-venduto.
I prezzi, apparentemente in ripresa, dovranno fare ora i conti con la forte MM nei pressi della quale transita anche la trendline ribassista tirata dai vertici V e B, oltre che con il massimo rappresentato dal punto (1). A questo proposito l’ RSI ha già annunciato un segnale d’acquisto disegnando un 1-2-3, che di solito anticipa un movimento direzionale. Il segnale verrebbe vanificato qualora il titolo scendesse sotto al supporto di 3,01.

A








Credem
A
17 luglio 2007


A

Dopo il minimo di €4,32 dell’ottobre 2002, Credem ha iniziato una lunga risalita che ha portato il titolo a ridosso dei 12,50. Da lì e’ seguita una correzione che ha riportato i prezzi al test dei €10,00.
L’ MACD in fondo al grafico ci aiuta nell’analisi del movimento in corso. Il primo rimbalzo a formare la prima onda rialzista I, si esaurisce a contatto della MM a 1 anno; poi inizia la serie di accelerazioni continue che dura fin tutto il 2006 a formare onda III. La rottura della MM lunga e la caduta dell’ MACD sotto lo zero, evidenziano la comparsa della fase correttiva IV. La ripresa dell’impulso rialzista annuncia l’inizio di onda V, e quindi della fase finale del ciclo primario.
Quella descritta nella parte finale della figura con la numerazione (1), e che rappresenta la sequenza di sotto-onde che comporranno la struttura del loro grado superiore (onda V), potrebbe essa stessa essere onda V. Infatti la correzione (2) termina sotto alla MM, come pure l’oscillatore cade sotto lo zero, senza trascurare la rottura della canalizzazione (rossa).
Il livello di iper-venduto raggiunto dalle quotazioni richiama ad una reazione (già iniziata), anche in questo caso di difficile valutazione: rialzo o solo rimbalzo tecnico? Una risposta la darà il superamento o meno del primo ostacolo rappresentato dalla MM, e quindi dell’ MACD nei confronti dello zero. Notare anche come il bordo inferiore del canale rosso si ponga ora a resistenza assieme alla MM.
Se si supereranno questi intoppi, potremmo assistere alla formazione di nuovi massimi, in caso contrario vorrà dire che il trend e’ già invertito e non ce ne siamo ancora accorti.




13 luglio 2007
A
Acea

A
La lunga diagonale descritta da Acea in piu` di quattro anni di rialzo, e’ stata toccata nuovamente in questi giorni, disegnando un pattern (modello) assimilabile sia ad un onda V di grado primario, e in tal caso sarebbe seguita una correzione con obbiettivo non inferiore ai 12,00 euro, sia al modello rappresentato in figura con (A), (B), (C), che viene classificato come expanded flat (onda piatta estesa) di grado intermedio.
L’ MACD in basso e’ di notevole aiuto nell’identificazione della progressione delle onde; in questo caso infatti le onde intermedie viaggiano tutte al disopra della linea dello zero, mentre le correzioni del grado superiore (primario) cadono tutte, pur se di poco, al disotto dello zero.
Nel caso esaminato il pattern correttivo expanded flat, se il trend dovesse riprendere la via del rialzo, assumerebbe il nome di running flat, una variazione delle expanded flats in cui la (C) non cade al disotto della (A): il fatto e’ dovuto alla forza del trend che richiama investitori ancor prima che i prezzi raggiungano il supporto (A).
La canalizzazione del movimento primario (in rosso) contiene al suo interno anche la correzione (A)-(B)-(C), come se il mercato ritenesse che i prezzi debbano proseguire ancora per molto nella stessa direzione. Tuttavia il conteggio proposto, se corretto, ci anticipa che cosi` non e’, e che la futura onda primaria sarà anche l’ultima. A questo proposito sappiamo sin da ora che la sua durata ed estensione sarà minore o tutt’al piu` uguale alla III, come enunciato dal principio per cui in un impulso onda tre non e’ mai la piu` corta. In ultimo teniamo a mente che il movimento rialzista a venire sarà presumibilmente diverso dai due che lo hanno preceduto, e a tale scopo sarà importante tenere sotto osservazione la MM a 1 anno e l’oscillatore, che annunceranno l’inversione della tendenza del ciclo primario.






L’euro s’impenna sopra $1,37 tra i timori sullo stato dell’economia USA



10 luglio 07
A
Francoforte – L’ euro sale al massimo assoluto contro dollaro, segnando $1,3738 come risultato della diminuzione delle previsioni della crescita delle vendite al dettaglio e delle case, aumentando le preoccupazioni sull’economia americana.
Un euro ancora piu` forte rende le merci delle 13 nazioni con questa valuta piu` care per i clienti esteri, o determina tagli nei profitti dei manifatturieri se tentassero di mantenere costanti con il dollaro i prezzi dei loro prodotti.
Peter Schiff, presidente di Euro Pacific Capital Inc. ha dichiarato che, dato lo stato dell’economia USA, il dollaro potrebbe continuare a cadere negli anni a venire fino a $2,50 o anche fino a $3 contro euro.
L’euro e’ cresciuto dal minimo di $ 0,82 dell’ottobre 2000 fino al precedente massimo di $1,3682 di aprile, per le preoccupazioni dell’enorme deficit del commercio e del bilancio statunitense.
Michael Schubert, analista valutario per conto di Commerzbank, ha detto che e’ auspicabile attendersi un euro oscillare fra $1,35 e $1,37 per il breve e medio termine.




Nell’articolo del 13 maggio scorso avevo paventato che una possibilità di crescita dell’euro nei confronti del dollaro non era affatto da escludere. A tale scopo avevo presentato un conteggio delle onde di Elliott un po’ articolato, ma riconducibile a quello presentato in figura. Il breakout di oggi avalla l’ipotesi di trovarci in presenza di una terza estesa (extension 3), con le conseguenze che da questo fatto potranno derivare. Anche la canalizzazione dei prezzi asseconda l’ipotesi formulata, per cui salvo dietro-front improvvisi determinati da nuove sostanziali notizie, prepariamoci a vedere un Euro sempre piu` forte.


13 maggio 2007




Il grafico a barre mensili riprodotto in figura mostra un periodo di circa vent’anni di fluttuazioni fra l’ Euro e il Dollaro americano. In principio l’euro non esisteva ed il riferimento e’ stato fatto con quello che a quel tempo andava sotto il nome di ECU, che rappresentava la moneta virtuale europea.
Il picco raggiunto dal dollaro nel ’92 e’ stato da me considerato il massimo del periodo Ciclo (onda V) dell’onda (3) di grado superiore del periodo Superciclo. Pertanto il minimo Y del 2000 e’ da considerarsi il completamento dell’onda (4) del Superciclo. La correzione determinata da questa onda (4) ha disegnato un modello grafico di grado Ciclo denominato doppia zig-zag (W-X-Y). Da questo importante minimo ha avuto origine l’inversione di tendenza, ad oggi ancora in essere.
E’ interessante parlare ora del conteggio delle onde secondo la dottrina di Elliott, perché ancora non si e’ verificato alcun episodio particolare da cui trarre spunto e che possa influenzare emotivamente l’analisi che ci si appresta a fare. La situazione, infatti, mostra un triplo massimo in area 1.37, che potrebbe avere sviluppi addirittura opposti (o si sale, o si scende); tuttavia una conta puntigliosa e corretta delle onde dovrebbe avere la pretesa di indicare in anticipo la via che il crossover delle due valute dovrebbe assumere nel tempo.
Se il movimento rialzista dell’ Euro e’ stato ben “etichettato”, si e’ avuta un’onda I di grado Ciclo che ha condotto la quotazione della moneta europea a 1.20, e addirittura durante la fase di assestamento (correzione descritta da onda II), fino a 1,37 per l’effetto di trascinamento di una expanded flat.
La risalita dopo il minimo relativo a 1,17 (onda II), lascia supporre di trovarsi in piena onda (3) di grado Primario di III di Ciclo di (5) di Superciclo. Tradotto vuol dire che il movimento in corso deve completare la (3), cui seguirà la (5), che a sua volta avrà completato la III di grado superiore, e via dicendo.
Riflettendo un momento, e soprattutto considerando che stiamo parlando del Dollaro, moneta di riferimento per antonomasia, un’eventualità del genere appare impensabile, ma questo e’ il conteggio. C’e’ tuttavia un’eventualità che ridimensionerebbe il tutto, e cioè che la (5) del Superciclo sia in realtà una (C) di Superciclo: allora avremmo che la serie di impulsi non sarebbe I-III-V, ma A-C: questo fatto taglierebbe un intero impulso di grado Ciclo, che come si evince dalla grafica può durare anni ed avere estensioni imprevedibili. Solo un’ultima cosa, tutto il ragionamento ha valore fintanto che le quotazioni oscillano all’interno del canale rialzista in figura. Nel momento in cui queste dovessero portarsi al di sotto del canale stesso, l’etichettatura della fase a partire dal 2000 dovrà essere adeguata alla nuova situazione, ed e’ possibile che alcune ipotesi formulate sul periodo precedente possano essere “rivisitate”.




Chi avesse soluzioni diverse da quelle proposte puo' inviarle liberamente. Saranno pubblicate molto volentieri.

Portafoglio virtuale ETF

Gli ETF proposti possono essere anche un po’ diversi per nome da quelli di cui si dispone, ma e’ sufficiente fare un controllo preventivo sul sito di Borsa Italiana per avere dati e codici completi.
La metodologia usata per differenziare le percentuali sulla composizione del portafoglio, e’ stata quella di dividere per sei (ETF) la cifra 100, e successivamente sottopesare gli ETF con un ristretto numero di titoli al loro interno, e questo sempre per il discorso dell’attenuazione del rischio (il nostro SP/MIB, come si vede, non fa eccezione). Ad ogni modo ciascuno e’ libero di apportare le modifiche che ritiene piu` idonee.
Se si possiedono azioni italiane e’ superfluo acquistare anche l’ ETF Lyxor SP/MIB.

ETF iShares S&P Lat Am 40 aaa 14,00%
ETF iShares Gs Nat Res aaa 19,00%
ETF BLDRS Em Mkts 50 aaa 15,00%
RTF iShares MSCI Em Mark aaa 19,00%
ETF Lyxor Eastern Europe aaa 20,00%
ETF SP/MIB Lyxor aaaaaa 13,00%

Ovviamente la selezione proposta non e’ vincolante e ognuno e’ libero di togliere o aggiungere ETF secondo i propri convincimenti, basta che il principio e la logica con cui fare la scelta sia in linea con il metodo proposto.
A
Importante: Nella scelta di questi strumenti si deve tener conto che, se pur quotati in euro, i mercati non appartenenti ai Paesi dell' Area Euro, sono soggetti al rischio cambio, esattamente come qualsiasi azione o fondo comune esteri.
I migliori ETF quotati
A
Per individuare i migliori fra gli ETF negoziati sul mercato italiano si e' pensato innanzitutto ad individuarne 15 fra quelli più scambiati durante un periodo di tre mesi. I risultati sono quelli riportati con i rispettivi volumi:

ETF ISHARES MSCI JAPAN IN aaa 17536440
ETF ISHARES MSCI E.M.I.F aaa
8296744
ETF ISHARES MSCI BRAZIL F aaa
7293852
ETF ISHARES MSCI TAIWAN aaa
4459972
ETF ISHARES MSCI SINGAPORE aaa
3466383
ETF ISHARES MSCI MALAYSIA F aaa
3129055
ETF ISHARES MSCI MEXICO F aaa 3026180
ETF ISHARES MSCI HONG KONG aaa
2717748
ETF ISHARES TR FTSE INDX aaa 2265151
ETF ISHARES MSCI S KOREA aaa
1090458
ETF ISHARES MSCI AUSTRALIA aaa 1055293
ETF ISHARES MSCI JAPAN aaa 452996
ETF EURO STOXX 50 LYXOR aaa 347560
ETF ISHARES EURO STOXX 50 aaa
322148
ETF ISHARES S&P LAT AM 40 aaa
278368
ETF SP/MIB LYXOR aaa 215163

Di questi riportiamo quelli che questa settimana si posizionano con percentuali a due cifre sopra la media di periodo:
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ETF ISHARES FTSE/ XINHUA CHINA aaa 15,50
ETF ISHARES TR FTSE INDX aaa
14,74
ETF LYXOR CHINA ENTERPRISE aaa 13,99
ETF POWERSHARES aaa 10,41
ETF SP/MIB LYXOR aaa -1,78
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A parte e' stato riportato l' ETF SP/MIB LYXOR, anch'esso quotato. Il valore percentuale e' negativo, tuttavia e' superiore del +0,70% rispetto al sottostante indice, percio' si dimostra ancora una volta la validita' di questo strumento.
Un suggerimento: Preferire gli ETF che rendono meglio. A parita' quelli che appartengono ad aree di mercato piu' vaste. A parita' quelli piu' scambiati. A parita' quelli dell'area euro.

martedì 10 luglio 2007

Il trading con gli oscillatori

Gli ideatori di oscillatori, quali l’ MACD, l’ RSI, lo Stocastico, ecc. lo fecero con l’idea di riuscire ad anticipare i movimenti dei prezzi e soprattutto i cambi di direzione. Compressero i prezzi mediante algoritmi, stabilendo che quando la curva dell’indicatore raggiungeva un certo punto della scala numerica, quello sarebbe stato il livello piu` idoneo per iniziare o chiudere un trade. Poi si accorsero che fra teoria e pratica ce ne corre, e allora si cominciò a parlare di divergenze, di filtri, di conferme, ecc.
Qualcuno poi, vedendo che anche in quel modo si perdevano soldi ugualmente, provò a tornare ai vecchi principi dettati dai Grandi Vecchi dell’analisi tecnica, ovvero trendlines, medie mobili, supporti e resistenze. Non era certo un passo avanti, ma un miglioramento c’era. Qualcun altro si accorse che anche gli oscillatori, al pari dei prezzi, disegnavano dei modelli riconoscibili, e provò ad usarli diversamente da come erano stati pensati. L’idea era di osservare il loro comportamento raffrontandolo con quello del grafico, e fu allora che si accorsero che le operazioni a piu` basso rischio avvenivano quasi sempre in specifiche situazioni.
Nel grafico sottostante e’ rappresentato il periodo di grande ribasso dell’ S&P500, qui rappresentato a partire dal 2001 fino al marzo 2003. Ho scelto questo periodo, perché comprare in contro-tendenza rende il trading assai rischioso. Tuttavia seguendo poche regole, dettate piu` che altro dal buonsenso, si vedrà come sia possibile trarre profitto dai rimbalzi (movimenti secondari) che man mano si produssero in due anni di ribasso.
Ho usato una MM di lungo periodo (un anno), delle trendlines, e un RSI smussato. A proposito dell’ RSI, essendo l’ S&P500 un indice, ho corretto i valori di allerta sulla scala numerica portandoli a 35 e 65.
Le trendlines tirate sul grafico, trovano conferma in quelle tirate sull’oscillatore, ma attenzione, nel farlo ho ritenuto essenziale che l’indicatore stazionasse in quella che viene definita area d’ipervenduto (o nelle sue immediate vicinanze, piu` o meno sui 40 pt.). In questi frangenti la distanza dei prezzi rispetto alla MM a 1 anno e’ molto lunga, e le probabilità di un rimbalzo di rilievo sono elevate. Per avere conferma a tale strategia, ho tirato delle trendlines nei punti suddetti, evidenziando con delle verticali blu i punti di acquisto, e con verticali rosse i punti di vendita. Ovviamente quando il segnale dell’indicatore e’ “sporco” fa fede il grafico dei prezzi (in particolare quando bisogna chiudere la partita).
A

Le operazioni aperte e chiuse sono state quattro. La quinta coincide con l’inversione di tendenza, per cui ho solo accennato il “buy” essendo ovvio che da qui in poi sarà tutto piu` facile.
Il risultato finale e’ stato: +10,08%; +9,30%; +6,63%; +5,34%. Gli ultimi due trades non sono particolarmente remunerativi perché i prezzi non sono riusciti a portarsi a ridosso della MM a 1 anno, che costituiva l’obbiettivo presumibile; comunque va detto che le due operazioni sono durate un mese la prima, e due mesi la seconda. Mentre in questo periodo di due anni i prezzi scendevano da 1350 a 770 (-42,96%), questa semplice metodologia avrebbe consentito un profitto medio di circa il 15% all’anno.


28 giugno 2007

A
Cicli e "Cicletti"
A

fig.1
A
Nel grafico daily del Mini SP/MIB future (fig. 1) sono stati contrassegnati dalle cifre 1 e 2 tanti piccoli cicli di prezzo seguendo una sola logica: ogni punto 1 deve essere superiore al punto 1 che lo precede, e lo stesso vale per il punto 2. Ovviamente l’ 1 sale, il 2 scende.
Questi mini-cicli hanno la caratteristica di essere sorretti da una MM a 50 gg. (blu), tant’e’ che quando questa viene meno al suo compito i prezzi accelerano fino a trovare appoggio nella seconda MM a 1 anno (verde). Nella fase di discesa i numeri invertono, e per distinguerli dalla fase precedenti sono stati contrassegnati da parentesi. L’ultimo punto 1 costituisce il massimo di periodo ed e’ proprio qui che e’ stato posto un nuovo numero (1) a rappresentare l’apice dell’intera serie di cicli. Il punto (2) invece sancisce la fine della discesa: infatti il punto (2) nero, e di conseguenza anche la MM blu, verranno superati originando una nuova serie di piccoli cicli 1-2, che a loro volta creeranno un ciclo piu` grande simile a quello appena visto.
Il ciclo grande e’ iniziato a circa 34500 e terminato a 42500 (+8000 pt.). La correzione si e’ arrestata a 38500 circa (-4000 pt.). La fase (2) ha ritracciato un –50% dell’intero movimento. Dall’osservazione di questo esempio e di altri si vede chiaramente che per salire si impiega un tempo notevole, mentre per scendere pochissimo: nella fattispecie si e’ partiti a giugno 2006 e si e’ arrivati in vetta a febbraio 2007; per toccare il punto (2) e’ bastato solo un mese!
Nell’operatività il trader o, se si preferisce, l’investitore devono tener conto del ciclo su cui operare essendo molto diversi fra loro i due aspetti: nel caso dei cicli di breve, si opererà riferendosi a MM ed oscillatori adeguati; nel ciclo superiore (medio-lungo periodo) si farà la stessa cosa aumentando adeguatamente i parametri di MM ed oscillatori.
Nella fig. 2 e’ rappresentato lo stesso grafico della fig. 1 (rettangolo rosso), ma inserito in un contesto temporale assai piu` vasto (2003-2007), già trattato nell’articolo “Movimenti Primari e Secondari”.

A

fig. 2

21 giugno 2007

Movimenti Primari e Secondari



Nel grafico giornaliero del Mini S&P Mib future sono rappresentati all’interno di quattro rettangoli, altrettanti cicli di quotazioni completi, ed un quinto ancora in corso. Sono state aggiunte due medie mobili esponenziali di medio periodo (a 50 e 100 gg.) a supportare il movimento principale, in questo caso rialzista. In fondo al grafico e’ stato aggiunto l’indicatore RSI (di forza relativa) per meglio evidenziare le fasi correttive dei singoli cicli.Dall’osservazione di questi indicatori (MM e RSI) si evince un aspetto molto importante: ogni volta che le MM vengono entrambe tagliate dai prezzi, l’oscillatore cade al di sotto della linea mediana dei 50 pt. fino a formare un minimo non dissimile da quello che di volta in volta compare ad ogni fine-ciclo. Quando poi i prezzi tornano al di sopra delle MM, anche l’ RSI risale sopra la linea dei 50 pt.Nel primo rettangolo notiamo un ritracciamento dei prezzi di circa un terzo del movimento, mentre in tutti gli altri la correzione varia fra un 45% e un 60% del ciclo.Tutti i cicli, incluso quello attuale, possono essere inscritti in un grande rettangolo a mo’ di grande diagonale, che a sua volta (e’ solo questione di tempo) subirà un ritracciamento verosimilmente della stessa entità dei cicli minori che lo compongono: essendo la base a 25000 e l’ altezza a 44000, si e’ avuto durante questo tempo un movimento di 19000 pt. Ciò vuol dire che se si dovesse assistere ad una correzione di questo ciclo più grande, si avrà una discesa di 9000/11000 pt.I movimenti in salita mostrati all’interno dei rettangoli possono definirsi “Primari”, perché s’impongono nel tempo e nello spazio; quelli che li correggono (sempre all’interno dei rettangoli) possono definirsi movimenti “Secondari”, perché percorrono uno spazio più ridotto in brevissimo tempo.Il movimento primario rappresenta quindi la tendenza, quello secondario la correzione. Una volta distinti questi due aspetti e stabilito quale sia la tendenza (e quindi la direzione) in cui ci si trova, la scelta da fare diventa una sola: operare in tendenza e limitarsi solo a questa, infatti si vede chiaramente che la ricerca del movimento secondario, anche quando questo si manifesta, lascia poco spazio e poco tempo alla nuova operatività. In questa caso, pur riconoscendo l’avvento di questa fase in contro-tendenza, e’ preferibile limitarsi a chiudere le posizioni detenute, pronti a riaprirle non appena i prezzi si ri-allineano al movimento primario. In ultimo segnalerei un aspetto singolare del grafico: l’ultimo ciclo, per la verità ancora da completare, mostra un andamento difforme dagli altri, in quanto contraddistinto da un angolo di salita molto ripida percorso in appena tre mesi, e dato il livello raggiunto dai prezzi fa pensare, a ragione o a torto, ad un mercato “non-intelligente”. La vistosa divergenza (negativa) con l’ RSI che ricade in basso senza aver raggiunto l’area di iper comprato e che rimbalza senza aver toccato l’area di iper venduto, aumenta le perplessità sull’immediato futuro dell’indice. Ma al di là di questo, non vi sono per ora elementi sufficienti da indurre a ritenere che il movimento primario sia giunto al capolinea.
10 giugno 2007
A
Speculare sullo Yen
A

Quello raffigurato nel grafico a barre mensili e’ un periodo di dodici anni di confronto fra Dollaro (USD) e Yen (JPY). Nel periodo precedente, fino ad arrivare agli anni settanta, per un dollaro erano necessari 300 yen. Nel ’95 ne bastavano solamente 85. Attualmente ne occorrono circa 121. Nei venti anni di discesa la moneta americana si e’ prodigata in numerosi ed appetibili rimbalzi, finendo poi col precipitare sempre piu` in basso. Dal 2000 in poi la discesa si e’ arrestata a 100 yen, invertendo la tendenza al ribasso, e confermando la validità di questo supporto anche nel 2004/2005. Dall’inizio dell’anno i prezzi si sono portati al di sopra di un’importante trendline ribassista passante per i massimi del ’98 e del 2002, accennando ad un movimento che potrebbe continuare all’interno di un canale rialzista in formazione. Ed e’ proprio questa ipotesi che fa venire in mente la seguente strategia.
Come si vede dalla grafica i due picchi precedenti sono a 147 il primo, e a 135 il secondo. Quota 135 rappresenta perciò l’obbiettivo ragionevolmente raggiungibile dal dollaro. Le MM a 12 e a
24 mesi transitano rispettivamente a 118 e a 116, mentre il supporto statico piu` recente lo incontriamo a 115.
Proponiamo alla nostra banca o al nostro broker questa operazione:
  • Vendiamo allo scoperto 24.200.000 yen per un controvalore di 200.000 dollari.

  • Col ricavato ($ 200.000) acquistiamo dei T-bonds, che attualmente danno un rendimento superiore al 5%, a garanzia dell’operazione.

  • Attendiamo il tempo necessario al raggiungimento dell’obbiettivo (uno/due anni), durante il quale incassiamo le cedole del T-bond.

  • Chiudiamo l’operazione rivendendo i T-bonds e riacquistando i 24.200.000 yen venduti.
L’operazione e’ appetibile per il basso costo dello yen (circa lo 0,7%) contro l’alto rendimento attuale del dollaro (oltre il 5%). L’operatore economico (banca, sim, broker) con cui si tratteranno costi e commissioni, e’ garantito dal deposito dei T-bonds sul nostro conto titoli, il rendimento dei quali finanzierà le spese dell’operazione.
Se tutto procede secondo il piano prestabilito, ossia che la moneta americana si apprezzi a 135 yen (primo obbiettivo), ne ricaveremmo 2.800.000 yen, ossia 23.000 dollari. Se invece l’operazione fosse perdente lo stop-loss a 118 ci costerebbe 4.900 dollari, a 116 (da preferire) ce ne costerebbe 8.200. Da considerare inoltre che se il dollaro inizia a salire, ovviamente salirà man mano anche il nostro stop, diminuendo cosi` anche il nostro rischio. In sostanza si tratterebbe di destinare una somma compresa fra 4.900 e 8.200 dollari, a seconda del posizionamento dello stop, rischiando di perderla completamente, contro un profitto di tre/quattro volte superiore.


4 giugno 2007
A
Conviene investire sul Giappone?
A

Prima di dare una risposta, vediamo quello che e’ successo in passato.
Nel grafico a chiusure mensili del Nikkei 225, l’indice ufficiale giapponese delle bluchips, e’ rappresentato l’evolversi dei vari momenti in cui le quotazioni di questo indice hanno registrato alti e bassi particolarmente rilevanti, ma quello che salta di piu` all’occhio, e’ il lunghissimo periodo ribassista trascorso, che ha visto il Nikkei scendere dal top del dicembre ’89 di oltre 39.000 pt. al minimo di 7.600 pt. dell’aprile 2003, con una perdita secca del -80%. Solo nel 1929 accadde di peggio, almeno per quanto concerne un importante e moderno paese.
Tutto e’ cominciato all’apparire del piu` funesto dei modelli ribassisti: il testa e spalle. Questa figura e’ caratterizzata da tre picchi di prezzo (S-T-S), di cui quello centrale e’ il piu` alto (la testa). Essi poggiano tutti e tre sullo stesso supporto detto neck-line (linea del collo). La configurazione e’ completata quando i prezzi bucano la neck-line, e l’obbiettivo si colloca quasi sempre molto piu` in basso di quanto si possa realisticamente supporre. Ciò fa di questa figura il modello ribassista piu` devastante fra quelli conosciuti, e quello che e’ accaduto in seguito ne e’ la dimostrazione. Per quasi tutti gli anni novanta i vari tentativi di recupero si sono arrestati in prossimità della vecchia neck-line, fino al tonfo finale che condusse i prezzi al suddetto minimo di 7.600. Da lì e’ ripartito un nuovo trend al rialzo, tuttora in corso, iniziato con lo stesso modello che lo aveva condotto a tale devastante risultato: il testa e spalle. Ma stavolta contraddistinto da caratteristiche opposte: infatti si tratta di un testa e spalle rovesciato, ovvero rialzista.
Questa figura speculare a quella esaminata e’ cosi` potente, che i suoi effetti sono giudicati addirittura superiori al modello ribassista. A giudicare dal movimento in atto che sta dando luogo al primo impulso al rialzo, se ne vedranno delle belle. Ciò non vuol dire che non si assisterà a correzioni di rilievo, tutt’altro; ma alla fine i prezzi segneranno quotazioni tali da ridicolizzare quelli che ora paiono livelli irraggiungibili. Attenzione pero`, occorreranno diversi anni affinché quanto detto possa affermarsi; infatti sono gia` passati quattro anni e si e’ solo alla fase iniziale.
Il segnale d’inversione della tendenza principale e’ avvenuto al superamento della neck-line a quota 12.000, e confermato da altrettanto superamento della trendline ribassista tra le piu` lunghe che io ricordi (sedici anni), piu` o meno attorno allo stesso livello (12.500). Sul grafico sottostante, semi-logaritmico, il break-out della trendline avviene invece sui 14.000 pt. poiché esso tende ad enfatizzare i valori bassi e a ridimensionare quelli alti: in sostanza mostra il percorso dei prezzi basandosi sulle percentuali, diversamente da quello a scala aritmetica.
La colorazione del grafico, verde e rossa, e’ quella di un Sistema Esperto (Trading System) che opportunamente valuta la convenienza ad acquistare o vendere l’ Indice: come si vede, la sua puntualità nei segnali e’ sorprendente.
Per tornare alla domanda che ha aperto questo articolo, la risposta non può che essere una sola: altroché! Tuttavia va ricordato che l’investimento in azioni o negl’indici si deve valutare nel lungo periodo. Non a caso i Fondi Pensione americani investono una buona fetta del loro capitale su questi strumenti. Se il rapporto Premio/Rischio (R/R = Reward/Risk) del maggior indice azionario giapponese non fosse considerato favorevole da gestori ed economisti, potrebbero Fondi controllati dallo Stato americano prendersi simili rischi? Inoltre la diversificazione di questi prodotti e l’investimento periodico con piccole cifre, consentono di affrontare periodi anche molto lunghi, alla fine dei quali i risultati non potranno mancare. Se poi a questo si aggiunge la possibilità di utilizzare un Sistema simile a quello utilizzato in questo studio, che taglia le perdite e lascia i profitti, il risultato lo si può valutare da soli.
Nello scorso novembre i prezzi hanno superato anche l’ultima importante trendline ribassista passante per i 16.500 pt. La quotazione attuale e’ sui 18.000: manca solo l’ultimo test sull’area 21.000/22.500, che rappresenta lo zoccolo duro della formazione, ma che se superato aprirà la strada ai 39.000 pt.
Un esempio pratico dei risultati ottenibili su quest’indice con un Sistema Esperto? Eccolo:
Nella parte che va dal ’93 al 2000 i prezzi oscillano mediamente fra 15.000 e 21.000; i rendimenti piu` significativi sono quelli fra il ‘95/’96 (oltre il 10%) e fra il ‘99/’00 (circa il 25%), che se sommati avrebbero reso mediamente un 4% all’anno; tuttavia non li consideriamo. Posto che la fase iniziale del rialzo giapponese fosse cominciata dal punto che appare nel grafico, a quota 10.000 nel 1984, e che fossimo usciti su segnale dell’ Esperto a 37.000 nel 1990, avremmo incassato un profitto del +270%. Nel 2003 l’ultimo segnale ci giunge a quota 8.400, e attualmente siamo ancora investiti mentre il Nikkei segna 18.000 pt. (+114%). Se avessimo rischiato 10.000 euro nel 1984, ne avremmo ricavati altri 27.000. Se avessimo posto tutti i 37.000 euro sull’ultimo segnale del Trading System, il nostro saldo attuale sarebbe di 37.000 + 42.180 = 79.180 euro. Dopo ventidue anni, di cui 2/3 al ribasso, il nostro investimento avrebbe reso in media il 36% all’anno (ovviamente non si tratta di interesse composto).

25 maggio 2007
A
S&P 500




La rottura della trendline di breve periodo da parte dell’indice americano di per se stessa non costituisce un elemento di particolare rilievo, perché una “performance” di circa il 10% in un mese, rispetto al minimo precedente, necessita ovviamente di un ridimensionamento. Oltretutto la MM piu` significativa, quella intermedia, e’ per ora intatta. Ciò che invece lascia qualche perplessita` e’ che questo avvenga proprio a contatto con la massima resistenza, che per quattro volte consecutive ha respinto i prezzi. Le prime tre volte, l’arretramento a contatto di questa importante area, e’ avvenuto in sedute contraddistinte da volatilità molto contenuta, tipica dei momenti in cui le decisioni sono incerte, finché il quarto giorno si sono rotti gli indugi e il mercato ha deciso di stornare. La trendline di medio periodo che corre piu` in basso, come si vede e’ abbastanza lontana, ed e’ quella che eventualmente dovrà essere considerata, prima di parlare di inversioni di tendenza. Allo stato attuale, e procedendo per gradi, le possibilità nel breve periodo sono due, ma molto simili fra loro:
  1. I prezzi si arrestano sulla MM intermedia (a 1500 pt.) e poi riprendono a salire.

  2. I prezzi scendono fino al supporto a 1491 (minimo precedente) e da lì rimbalzano.
Lo spazio tra i livelli indicati e’ minimo, tuttavia diverso e’ il significato che li contraddistingue. Nel primo caso avremmo una normale continuazione del trend in corso; nel secondo, un vero test del supporto a seguito della rottura della MM intermedia; detta rottura, come sempre in analisi tecnica, determinerebbe un fattore rilevante nell’ambito dell’analisi stessa. L’ipotesi numero due, infatti, lascerebbe intravedere la possibilità di formazione di un modello ribassista assimilabile ad un testa e spalle (con testa in formazione), ma diciamolo chiaramente: questo fatto avviene sistematicamente ogni qualvolta i prezzi correggono: se questi giungono fino al supporto, tutti vedono la “testa” del modello citato. In questo caso pero` tale preoccupazione e’ dovuta al fatto che i livelli raggiunti possano evidenziare una pericolosa figura di doppio massimo, noto modello ribassista.Elementi di non-tenuta del supporto di 1491 attualmente non s’intravedono; diversamente appare piu` probabile l’aprirsi di una fase laterale, salutare per smaltire gli eccessi.La cosa certa, aldilà del verificarsi di una o l’altra delle due ipotesi, e’ che l’angolo di salita dei prezzi ne esce ridimensionato, e se l’inclinazione dovesse abbassarsi troppo, anche la forza di penetrazione per sfondare la massima resistenza potrebbe rivelarsi insufficiente. Il TS resta impostato al rialzo. La settimana entrante dovrebbe essere sufficiente a chiarire i due punti discussi.
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giovedì 5 luglio 2007

Costruiamo un Trading System

Avete mai pensato a costruire un sistema di trading preso da un’idea della Teoria di Elliott? Facciamolo utilizzando le sue stesse affermazioni, secondo cui le onde hanno un movimento a tre segmenti (1-2-3), o a cinque (1-2-3-4-5). Le prime sono correttive (si muovono in controtendenza), le seconde sono impulsive (si muovono nella direzione principale). A noi interessa solo il segmento numero 3. Precisiamo subito che un’onda a tre in realtà va etichettata come A,B,C; tuttavia man mano che la cataloghiamo cominciamo con 1, poi con 2, e quindi con 3. In questo modo abbiamo sempre la possibilità di tradare la 3, che sarà sempre un’impulsiva. Ricordiamoci bene che solo le onde 1-3-5, e A-C possono essere impulsive. Nel far questo utilizziamo l’indicatore di T.Joseph, che lo divulgò nel 1987 chiamandolo suggestivamente Elliott Oscillator (se il nostro software ne e’ sprovvisto possiamo utilizzare l’ MACD, che va ugualmente bene).
Un esempio pratico? Vediamolo:

Come appare evidente dalla grafica sull’ S&P/MIB, l’ Oscillatore di Elliott (EO) cade sotto la linea dello zero ogniqualvolta il trend viene corretto da un’onda di grado maggiore. Poi la ripartenze con onda 1.
Ebbene il sistema e’ tutto qui: onda 2 sancisce la fine di onda 1, e quindi l’inizio di onda 3.
Onda 1 e’ facilmente riconoscibile grazie all’oscillatore che, risalendo sopra allo zero, ci anticipa il sopraggiungere di un nuovo impulso. Nell’esempio si vede anche la ricaduta dell’ EO sotto lo zero formando onda 2; la risalita da questo punto col riattraversamento dello zero da origine a onda 3. Questa, come mostrato dall’ EO, si estenderà per sette mesi, finché una nuova discesa sotto lo zero annuncerà una nuova correzione di grado maggiore (onda 4).
Il ritorno sopra allo zero e sopra la MM annunciano il ritorno dell’impulso che produrrà onda 5.
A questo proposito c’e’ un tema molto discusso in questi giorni, sul fatto che le quotazioni riprendano a salire o a scendere, secondo le ipotesi alternative mostrate nel grafico. Dal punto di vista teorico si dovrebbe scendere (ipotesi color nero), perché la sequenza A-B-C, essendo di grado maggiore, dovrebbe avere una correzione adeguata e proporzionale, per cui la C potrebbe essere ancora in corso. Ma la pratica non e’ come la teoria, perciò una volta che l’oscillatore risalisse in territorio positivo e il punto 1 (blu) fosse superato (conferma), ci troveremmo ancora una volta in un nuovo segmento 3.
Il discorso sembra un po’ complesso, in realtà se non si sta troppo a fare congetture e ci si limita a contare ogni volta ripartendo da onda 1, il resto si sistema da solo.
Una cosa importante da ricordare: onda 3 ritracciando forma onda 4. Bene, quest’onda non deve mai entrare nel territorio di onda 1 durante il suo ritracciamento. Se ciò avvenisse, vorrebbe dire che quella che si presenterà non sarà onda 5 (che e’ un’impulsiva), bensì la reazione (continuazione) del movimento correttivo in atto.